sabato 1 settembre 2012

Aiguilles du Diable

...una storia di guide...
Siamo negli anni '20, gli anni nei quali tutte le principali vette alpine sono state conquistate, restano i pinnacoli, le guglie "Les Aiguilles" appunto...
Queste solleticano in maniera differente gli alpinisti, rappresentano una ricerca estetica più pura, una sorta di esercizio di stile se volete. 
Les aiguilles du Diable stimolano già nel nome, in più, il gusto del vuoto, unito all'accettazione del sacrificio che i nostri bisnonni alpinisti erano pronti ad avere per una nuova conquista, spingono gli Chamoniardi Armand Charlet e Ravanel a salire fra il 1923 ed il 26 tutte le 5 guglie che compongono le Diable.
Ma come già accadeva fin dagli albori dell'alpinismo, dal Monte Bianco al Cervino, sono i "clienti" che danno quello stimolo in più...
In questo caso sono due Americani, Robert Underhill e Mary O'Brien che assumono "Piè Veloce", il mitico Armand Charlet, per tentare la cosa in più: la traversata di tutte "Les aiguilles du Diable".
Già, avete letto bene, Mary, una donna... veramente un'eccezione per l'epoca, soprattutto su quelle difficoltà!
E si, perchè le Diable sono difficili! Pensate che il "boss" si spinse a valutare l'Isolèe V°,come la fessura Knubel sul Grepon, uno dei passaggi all'epoca più duri di tutto il massiccio.
Solo che, altra particolarità, abbiamo a che fare con Charlet, il più forte alpinista di Chamonix. Quindi, come nel suo stile abituale, non usa chiodi neanche sull'Isolèe...
Scrive miss.O'Brien nel suo diario:
«Non ho mai visto Armand,in tutte le scalate che abbiamo fatto insieme, utilizzare un solo chiodo se non nelle calate a corda doppia».
...Ma lui è Armand Charlet "Piè Veloce", cammina nel 1928 laddove ancora oggi molti alpinisti aspettano l'ottima condizione fisica e climatica per cimentarsi.
Anche la mia storia sulle Diable inizia con i clienti, prima di praticare il mestiere di guida era un dipo di salita che non cercavo, inseguivo una scalata più "sportiva" anche in quota. Sbagliavo!
Le Diable, ancor più della traversata delle Grand Jorasses, sono una delle più belle emozioni che si possano provare in alta montagna! Vorrei con le mie foto, scattate in tre ascensioni differenti, trasmettervi anche solo in parte quella bellezza...
Le buone condizioni non sono difficili da trovare, basta andare in stagione non troppo avanzata in quanto poi il couloir d'accesso diventa secco e pericoloso. Considerate che se ne percorrono circa 450m di dislivello.
Questo canale è l'unica parte orientativamente difficile. 
Ci sono due soluzioni: io prediligo quello più a destra, anche se non arriva diretto al col du Diable. Questo canale è il secondo che si individua dopo il Clocher du Tacul, ha il vantaggio di arrivare molto prima sul vostro cammino e quasi sempre la crepaccia terminale è buona. Nella notte però non è così facile da individuare. Sovente a 45° nel finale conviene obliquare decisamente a sinistra sulle rocce (non facili!) fino ad incrociare il colle du Diable.
L'altra soluzione è il couloir che scende direttamente del Col Diable.
La prima guglia da salire è la Corne 4064, si aggira da sinistra fino alla breche con la Chaubert, da qui si sale e scende, 25m 3°+.
Poi tocca alla Chaubert 4074, bellissimo tiro (4°+) rosso fessurato posto in frote a voi vi porta quasi fino in cima.
La dicesa alla Mediane si fa con due o tre calate da 20 o 30 a seconda degli ancoraggi che scegliete. La scalata alla Mediane è molto compatta e vericale in forte esposizione. Evidente da trovare comincia obliquando per gradoni verso destra. Poi su nel gran diedro traversando a destra verso la cresta prima che diventi ancor più difficile (4+ sostenuto).
Sosta su un bel gradino aereo da percorrere poi ancora a destra per salire infine dritti e poi per cresta alla punta Mediane 4097m.
La cima della Mediane presenta una bellissima finestra rettangolare, da questa si fa una doppia di circa 25m per raggiungere l'intaglio della Carmen. Bisogna pendolare al punto giusto per attaccare il buon tiro.
Ora, tutte le relazioni dicono di salire a destra un tiro di 4° verglassato... no!
Molto meglio a sinistra un perfetto diedro fessurato, giallo-rosso compattissimo alto 8m; è un passo duro ma perfettamente proteggibile (5a).
Dalla terrazza sotto il corno della Carmen 4107 due doppie portano alla breche du Diable.
Per L'Isolèe si leggono relazioni veramente complesse, a mio avviso è evidente e va affrontato frontalmente:
30/40m prima di raggiungere la breche che separa dl Tacul (consiglio di lasciare qui gli zaini) buttarsi a sinistra in piena parete e, continuando ad obliquare raggiungere il filo del pilastro da seguire fino in punta (5b).
Qui io metto le scarpette, perdo 5 minuti e ne guadagno 10 sulla scalata!
Con una doppia da trenta (un po' troppo giusta) si scende sul lato corto del'Isolèe, una trentina di metri più in alto rispetto a dove abbiamo attaccato il pilastro.
Dopo aver ripreso più in basso gli zaini si comincia la facile cresta rotta del Tacul fino in vetta.

D+ è il suo grado, più difficile nei passaggi di roccia rispetto alle Jorasses o al Jardin ma più compatta, ordinata ed evidente rispetto a queste. Inoltre io sono convinto che la discesa sia un elemento importante nella valutazione del grado complessivo di una via, e qui è assai comoda lungo la normale del Tacul.
Una sola corda da 60 è veramente giusta al millimetro per alcune calate, consiglio di portare anche un cordino di servizio come sicurezza in più. Per il resto 5 o 6 friends fino al rosso o giallo sono sufficienti.
Per quanto riguarda i tempi io parto dal rifugio Torino intorno alle 3 di notte; con Enzo "piè veloce" abbiamo compiùto la traversata in meno di 10 ore dal Torino all'Aiguille du Midi, negli altri casi sono state necessarie circa 10 ore dal Torino alla cima del Tacul...

Buona salita!